Clochard in condominio
Il fenomeno dei senza tetto si acuisce durante la stagione invernale, causa le basse temperature, cosicché gli androni dei condomini, i vano scala o i portici costituiscono un riparo soprattutto per la notte. Esistono, però, forme di barbonismo anche in presenza di un abitazione, i cd “barbone in casa”, problema che è avvertito sempre più spesso da amministratori di condominio i quali segnalano ai servizi sociali competenti e alle Asl che hanno difficoltà per la presa in carico del soggetto.
Homeless, barbone o clochard sono coloro che hanno scelto di tagliare i ponti con la quotidianità, di lasciarsi alle spalle il comune, mediocre stile di vita e girare, in solitudine, per le strade del mondo semmai accompagnate da un tenero pet, cane o gatto che sia, diventando così gli invisibili della società.
Tra di essi ci sono poeti, alcolisti e folli accomunati da un “senza dimora” che vivono per strada cercando riparo negli androni dei condomini, sotto i portici o nei sottopassi.
E i condomini sono disposti ad accettare di buon grado la presenza del “diverso inquilino” all’interno della compagine condominiale?
Ebbene no! Chi è investito dell’ingrato compito è sempre l’amministratore il quale non potrà denunciare la presenza ai Carabinieri in quanto privi di competenza in tal senso, a meno che l’intruso non commetta reati contra legem quali possono essere gli atti contrari alla decenza o illeciti in luoghi pubblici. L’amministratore non potrà spostare la segnalazione alla locale Polizia Municipale perché l’accesso al condominio è regolamentato esclusivamente dai regolamenti e usi condominiali e che la frequentazione di estranei può essere oggetto di intervento da parte loro, al massimo la Polizia Municipale, compatibilmente alle loro priorità, monitorerà la zona.
Quindi come si può arginare il problema per il condominio “violato” nel proprio decoro?
Ebbene l’amministratore, come primo deterrente, può affiggere nella bacheca condominiale avviso con cui raccomanda ai residenti la massima prudenza, tenendo sempre chiusi i portoni e i portoncini di accesso al palazzo, nell’attesa di predisporre ulteriori strumenti di sicurezza. Strumenti di sicurezza che potrebbero indicarsi nella cd “architettura difensiva” termine che istintivamente fa pensare a fortezze, a muri laddove ci si riferisce a tutte quelle strutture aventi lo scopo di impedire certi usi dello spazio privato. Ottimo esempio di architettura difensiva, con la conseguenza di allontanare certi fruitori potrebbe ravvisarsi nel recintare l’area condominiale con l’installazione di un cancello cosicché colui che vi si introducesse contro la volontà di chi ha il diritto di escluderlo o vi si introducesse clandestinamente o con l’inganno commetterebbe una violazione di domicilio. Reato riconosciuto dall’art. 614 cp., sanzionato con la reclusione da sei mesi a tre anni. Sanzione che si inasprirebbe qualora per violare la proprietà altrui siano state utilizzate armi.
Intanto è lecito chiedersi: sarà corretto eticamente?
Beh! installare una cancellata è una sconfitta perché significa non essere in grado di controllare l’area privata, di non essere in grado di offrire un tetto sulla testa a queste persone disagiate e di non essere in grado di aiutarle a reintegrarsi. Vorrebbe dire spostare il problema da un’altra parte senza alcuna soluzione reale, lì dove dovremmo assistere chi ha bisogno, aiutare a reinserire in società chi vuole ricominciare una nuova vita.
Perché oggi sotto le vesti di clochard si celano tanti papà separati o anche i tanti manager che da un giorno all’altro si sono ritrovati senza lavoro e senza una famiglia… Allora perché non pensare che magari il senzatetto di turno presente all’interno delle parti comuni di un edificio sia solo un’occasione di “Amore” che è stata donata al condominio… …